Ci sono oggetti che restano. Non perché sono eterni, ma perché sanno trasformarsi insieme a noi.
Nel tempo ho imparato a distinguere gli oggetti che invecchiano bene da quelli che diventano obsoleti dopo pochi anni. E la differenza, spesso, non è nei materiali. È nella qualità del pensiero che c’è dietro.
Un oggetto ben progettato sa accogliere le tracce del tempo. Si lascia graffiare, scurire, lucidare. Cambia colore, cambia contesto, cambia uso. Ma resta.
E quando qualcosa resta, non diventa solo sostenibile nel senso tecnico: diventa parte della nostra biografia.
Una sedia può attraversare tre case, cambiare stanza, cambiare funzione. Una ciotola può diventare un vaso. Un tessuto può tornare in vita come rivestimento, come ricordo. Ma solo se c’è qualcosa di autentico, all’inizio, che meriti di essere custodito.
Siamo cresciuti in un’epoca che ci ha insegnato a comprare facile e buttare in fretta. Ora abbiamo bisogno del contrario: di rallentare le scelte e circondarci di cose che abbiano un senso più lungo.
Quando selezioniamo un oggetto per Raremood, non ci chiediamo solo se ci piace. Ci chiediamo: è un oggetto che può durare? Può cambiare uso, rimanere nella memoria, essere riparato, raccontare qualcosa anche fra vent’anni?
Perché la vera sostenibilità, alla fine, comincia così: scegliendo oggetti che non finiscono. Che iniziano.