C’è sempre quel momento, quando sei in viaggio, in cui ti fermi davanti a un oggetto e pensi: “Questo lo porto a casa”. A volte è una tazza fatta a mano, altre una ciotola vista cento volte nei mercatini locali, altre ancora qualcosa di completamente inatteso, come una piccola sedia giocattolo in miniatura che ti ha fatto sorridere senza un motivo preciso.
Succede perché quando viaggiamo siamo diversi: più aperti, più recettivi, più connessi con quello che ci colpisce. E quell’oggetto, lì per lì, ci sembra perfetto. Magico, addirittura.
Poi torni a casa, disfi le valigie, lo spacchetti con una certa emozione… e non sai dove metterlo. Non c’entra nulla con niente. Ti piace, ma stona. E così inizia quel tira e molla silenzioso tra l’oggetto e la casa: lo sposti, lo provi sul camino, poi sullo scaffale, poi sul comodino. Ma non trova il suo posto.
Forse ti è successo. Forse succede più spesso di quanto pensiamo. Perché un souvenir non è solo un oggetto: è un’idea, una sensazione, un momento congelato. Il problema è che quando li scegliamo, non pensiamo sempre a come vivranno dopo, nei nostri spazi.
Ma ci sono quelli che ce la fanno. Quelli che tornano a casa con te e sembrano dire: “Tranquillo, so dove andare”. Hanno una forma, un colore, un materiale che risuona con quello che sei. E diventano parte del tuo paesaggio quotidiano con una naturalezza disarmante. Sono i souvenir giusti. Quelli che restano.
Sceglierli è un’arte. Non serve un metodo scientifico, ma forse un piccolo allenamento dell’occhio. Quello che ti fa capire, a pelle, se stai comprando un oggetto che ti somiglia o solo un ricordo da appendere al passato.
Noi, nel nostro lavoro, lo vediamo tutti i giorni: un oggetto ben scelto può davvero cambiare l’energia di una stanza. E anche se viene da lontano, se è stato scelto con cura, non sarà mai fuori posto.
Quindi, la prossima volta che sei in viaggio e ti ritrovi con quell’oggetto in mano, chiediti semplicemente: “Lo sto comprando solo perché sono in vacanza? O mi parlerà anche una volta tornato a casa?”
Se la risposta è la seconda, beh… non lasciarlo lì.