Visitare The Vessel, nel cuore pulsante dell’Hudson Yards, è un’esperienza che sfugge a ogni definizione tradizionale. Non è un grattacielo, non è una scultura, non è un edificio funzionale nel senso classico. È un gesto architettonico puro, una forma che si vive fisicamente, salendo, scendendo, attraversando.
Quando sono entrata nel suo ventre geometrico, avvolta da questa struttura che si apre come una spirale dorata verso il cielo, ho avuto subito una sensazione precisa: stavo camminando dentro un vaso. Ma non un vaso decorativo. Un vaso archetipico. Uno spazio contenitore, simbolico, profondo. The Vessel non accoglie piante o fiori, ma persone in movimento, e le porta verso l’alto in un’esperienza quasi meditativa, ritmica, sospesa.
E proprio lì, mentre salivo una delle sue infinite scale sospese nel vuoto, ho pensato a Raremood e al nostro amore per i vasi artigianali, scelti uno ad uno non solo per la loro bellezza, ma per il tipo di spazio interiore che sanno evocare.
Un vaso, per noi, non è mai solo un contenitore. È una forma primitiva e nobile, che mette ordine, accoglie, protegge, esalta. Proprio come fa The Vessel: con la sua struttura a nido d’ape, con quella simmetria aperta e perfetta che richiama l’arte orientale, la ceramica giapponese, le architetture precolombiane. È un oggetto-architettura, esattamente come i pezzi unici che selezioniamo in Raremood. Alcuni sono scavati, altri modellati, altri ancora cotti a raku o torniti a mano, ma tutti raccontano un’idea di armonia e di profondità.
The Vessel è un vaso monumentale, e noi ci muoviamo dentro la sua cavità come particelle d’acqua o di luce. È arte pubblica, architettura, ma anche un esercizio di introspezione, perché non c’è funzione specifica se non quella – rarissima – di accogliere e sollevare.
La differenza è nella scala. Noi scegliamo oggetti da tenere in casa, The Vessel è un oggetto in cui si entra. Ma l’anima è la stessa: una forma che contiene e racconta.
Uscendo, ho sorriso. Perché a volte, anche nella città più verticale e accelerata del mondo, si può trovare un gesto di vuoto e di bellezza assoluta. Un vaso gigante, nel cuore di New York, che parla la stessa lingua silenziosa dei vasi artigianali che amiamo. E che forse ci insegna, ancora una volta, che lo spazio più prezioso è quello che accoglie senza invadere.